Case Green: La Direttiva entra in azione, dal 2026 il PNRE Ridisegnerà il Mercato Italiano
Come il Piano Nazionale di Ristrutturazione degli Edifici elaborato nei prossimi mesi dall’Italia trasformerà il settore della Riqualificazione Energetica
La Direttiva sulla Prestazione Energetica nell’Edilizia (EPBD), la cosiddetta “Direttiva Case Green,” è un’iniziativa chiave dell’Unione Europea per affrontare il cambiamento climatico e promuovere la transizione verso un’economia sostenibile. La direttiva attuale, 2024/1275/UE, è la quarta edizione (EPBD IV) di una serie di normative iniziate nel 2002, con revisioni importanti nel 2010 e nel 2018.
La EPBD fa parte del pacchetto “Fit for 55%”, che mira a ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
La sfida da affrontare è cruciale: trasformare il nostro patrimonio immobiliare in un modello di sostenibilità e innovazione. Entro il 2050, il nostro impegno sarà quello di decarbonizzare l’intero parco edilizio, con l’ambizioso obiettivo di trasformare ogni edificio esistente in una struttura a emissioni zero. Questo percorso non rappresenta solo una necessità ambientale, ma anche un’opportunità per ripensare il nostro modo di abitare e di vivere insieme.
Per realizzare questa visione, è indispensabile promuovere una ristrutturazione profonda degli edifici. Lavoreremo su interventi mirati che migliorino significativamente l’efficienza energetica, adottando soluzioni che possano essere implementate gradualmente, ma con un impatto concreto e duraturo.
In parallelo a queste azioni, le politiche dovranno dedicare particolare attenzione alla riduzione della povertà energetica. È fondamentale che le misure adottate garantiscano a ogni cittadino l’accesso a soluzioni abitative sostenibili e a costi contenuti, in modo che nessuno debba essere escluso dai benefici di questa transizione ecologica.
Non meno importante è l’obiettivo di migliorare la qualità degli ambienti interni. Devono essere creati spazi in cui l’aria sia pulita, l’inquinamento ridotto e il benessere quotidiano assicurato. Gli edifici del futuro non saranno soltanto efficienti dal punto di vista energetico, ma diventeranno veri e propri ambienti salubri, in grado di accogliere le persone in un clima di comfort e sicurezza.
Infine, una strategia di tale portata deve necessariamente contribuire a ridurre la dipendenza energetica da nazioni esterne. Con una maggiore autonomia nel campo energetico, l’Unione Europea potrà rafforzare la propria resilienza, investendo nello sviluppo di fonti rinnovabili e in tecnologie innovative.
Piani Nazionali di Ristrutturazione degli Edifici (PNRE)
Tutti questi obiettivi saranno analizzati e programmati all’interno di un nuovo documento specifico chiamato Piano Nazionale di Ristrutturazione degli Edifici. Ogni Stato membro è tenuto a elaborare un PNRE per definire una tabella di marcia per la ristrutturazione del proprio parco immobiliare. I PNRE sostituiscono le strategie di ristrutturazione a lungo termine (LTRS) previste dalla precedente direttiva del 2018.
La Direttiva (nell’allegato II) specifica i contenuti minimi dei PNRE, che includono:
- Rassegna del parco immobiliare nazionale: Una dettagliata analisi che comprende la tipologia di edifici, epoche di costruzione, zone climatiche, dati sugli attestati di prestazione energetica, barriere di mercato e il numero di famiglie vulnerabili. Questo punto richiede l’utilizzo di campionamenti statistici e banche dati.
- Tabella di marcia con obiettivi: Definizione di obiettivi nazionali per il 2030, 2040 e 2050 con indicatori misurabili per il tasso di ristrutturazione energetica, consumo di energia primaria e finale e riduzione delle emissioni di gas serra. L’obiettivo principale è la neutralità climatica entro il 2050.
- Rassegna delle politiche e misure: Descrizione delle azioni previste per raggiungere gli obiettivi, inclusi approcci ottimali di ristrutturazione in base a tipologia di edificio e zona climatica, norme minime di prestazione energetica, promozione delle ristrutturazioni profonde, e decarbonizzazione del riscaldamento e raffrescamento.
- Panoramica del fabbisogno di investimenti: Stima degli investimenti necessari, delle fonti di finanziamento e delle risorse amministrative.
- Soglie per le emissioni e il consumo energetico: Definizione delle soglie per le emissioni operative di gas serra e per il consumo annuo di energia primaria per gli edifici a emissioni zero, nuovi o ristrutturati.
- Requisiti minimi di prestazione energetica: definiti per gli edifici nuovi ed esistenti.
- Traiettoria di ristrutturazione: definita per il parco immobiliare residenziale.
- Stima di risparmio energetico e dei benefici attesi
Il PNRE si configura quindi come il documento fondamentale con cui il settore edilizio ed il settore idrotermosanitario guarderanno al futuro per la programmazione delle attività e per la previsione degli scenari di mercato.
Un documento, sulla carta, completo, per cui il Governo Italiano dovrà impegnarsi a fondo nella sua pianificazione e realizzazione.
Ma visto l’ampio contenuto, come funziona il processo di elaborazione del Piano Nazionale per la Ripresa e l’Energia?
Processo di Elaborazione e Scadenze
Inizialmente, a seguito di una consultazione pubblica, verrà redatta una bozza preliminare del PNRE, la quale dovrà essere trasmessa alla Commissione Europea entro il 31 dicembre 2025. Questo passaggio rappresenta il punto di partenza fondamentale, volto a raccogliere contributi e garantire un ampio coinvolgimento degli stakeholder.
Successivamente, la Commissione procederà a valutare la bozza entro un arco temporale di sei mesi, formulando raccomandazioni che saranno cruciali per affinare il documento. Tale valutazione assicura che il piano risponda alle esigenze strategiche e operative in un contesto in continua evoluzione.
A seguito di questo iter, l’Italia dovrà presentare la proposta finale del PNRE entro il 31 dicembre 2026. In questa fase, è essenziale che le raccomandazioni della Commissione vengano prese in considerazione, oppure che, in caso di mancato recepimento, vengano debitamente giustificate. Infine, per garantire la coerenza e l’aggiornamento continuo del piano, i PNRE dovranno essere trasmessi alla Commissione ogni 5 anni, in linea con i Piani nazionali integrati per l’energia e il clima (PNIEC).
Metodologia di Calcolo delle Prestazioni Energetiche
L’articolo 4 della direttiva riguarda la metodologia di calcolo della prestazione energetica degli edifici, basata su un quadro comune generale che considera il consumo calcolato o misurato. I servizi da considerare includono climatizzazione invernale ed estiva, produzione di acqua calda sanitaria, ventilazione e illuminazione, e altri sistemi tecnici dell’edificio. Questo calcolo è essenziale per misurare il progresso verso gli obiettivi di efficienza energetica e decarbonizzazione.
Come riporta ENEA nell’ultimo Rapporto sugli attestati di prestazione energetica, la più diretta conseguenza di ciò è che uno dei compiti della Direttiva EPBD è anche quello di stabilire dei requisiti energetici minimi degli edifici, che siano essi nuovi o esistenti, per fare in modo di conseguire gli obiettivi di decarbonizzazione prefissati. Tra i principi generali sulla quale si dovranno basare i requisiti minimi degli edifici, è utile citare uno dei più innovativi: il fatto che i requisiti minimi di prestazione energetica per gli edifici o le unità immobiliari devono raggiungere almeno livelli ottimali in funzione dei costi, ovvero il principio di Cost Optimality (vedi box).
FOCUS
Il principio di “Cost Optimality”, ovvero l’ottimizzazione di costo
Sempre citando ENEA, “I minimi livelli di legge devono essere quindi ottimali dal punto di vista dei costi. Per più alti livelli prestazionali, ad esempio quanto richiesto per gli edifici a energia quasi zero e per gli edifici a emissioni zero, è ammesso che i requisiti possano non essere ottimali dal punto di vista dei costi. Dobbiamo infatti immaginare il risultato di questo tipo di studio come delle curve (in genere parabole) in un grafico dove sull’asse delle ascisse è riportata la prestazione energetica e sull’asse delle ordinate il costo totale lungo il ciclo di vita dell’edificio.
Per ogni intervento (misura) sono infatti determinati, da un lato, il costo dell’investimento e, dall’altro, i costi operativi dati dalle fatture per l’approvvigionamento di energia e il costo di manutenzione.
Tipicamente tecnologie più performanti hanno costi di investimento più elevati ma garantiscono un maggior abbattimento delle bollette. Tra tutte le combinazioni, vi è un punto ottimale (di minimo) dal punto di vista dei costi. Il livello di prestazione energetica corrispondente a tale livello è quello da cui partire per fissare i minimi di legge. Chiaramente ci si può spingere oltre, con prestazioni migliori, a patto di pagare un costo totale più elevato”
Il passaporto di ristrutturazione
Affinché la riqualificazione degli edifici possa essere efficace, è necessario sia gestita e indirizzata in modo chiaro e puntuale.
Come insegna l’esperienza del Superbonus, gli interventi necessari per una riqualificazione profonda sono spesso invasivi per i sistemi edificio-impianti e sicuramente molto onerosi.
Per questo occorre, pensando alle ristrutturazioni nell’ottica PNRE, presentare un concetto diverso, riflettendo sul fatto che nel corso della vita utile di un edificio è naturale alternare momenti di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Per supportare questo percorso di miglioramento graduale delle prestazioni energetiche, la Direttiva introduce il concetto di “passaporto di ristrutturazione“. Questo strumento si configura come una tabella di marcia personalizzata per ogni edificio, che ne guida la ristrutturazione profonda attraverso una serie di fasi successive, fino al raggiungimento di un elevato standard di efficienza energetica.
L’adozione di un approccio per fasi offre diversi vantaggi, primo fra tutti la possibilità di diluire l’impegno economico nel tempo, evitando l’onere di un unico intervento complessivo. Tuttavia, affinché questo metodo sia realmente efficace, è fondamentale una pianificazione dettagliata, in modo che ogni fase sia coerente con le successive e non comprometta gli interventi futuri.
La collaborazione tra professionisti e aziende di diversi settori diventerà quindi fondamentale per la buona riuscita.
Sfide e opportunità
Il PNRE apre nuove prospettive di mercato per le aziende installatrici del settore impiantistico.
La standardizzazione e il dettaglio richiesti nella definizione dei piani nazionali favoriranno finalmente una pianificazione più accurata degli interventi, mentre le scadenze vincolanti e la necessità di aggiornamenti periodici garantiranno una domanda costante di soluzioni tecnologiche avanzate.
In particolare, l’enfasi sulla decarbonizzazione e sulla ristrutturazione profonda degli edifici stimolerà l’adozione di sistemi di riscaldamento e raffrescamento a basse emissioni, creando opportunità per l’installazione di impianti innovativi e ad alta efficienza energetica.
Da non sottovalutare sono però anche le sfide per le aziende di installazione.
La carenza di personale qualificato e le difficoltà nell’implementare nuove tecnologie possono rallentare l’adozione di interventi fondamentali e questa problematica limita notevolmente la capacità delle aziende di cogliere le opportunità offerte dalla transizione energetica.
Inoltre, la rigidità organizzativa e la mancanza di investimenti in formazione continua possono ostacolare l’integrazione dei processi di aggiornamento necessari per adattarsi rapidamente alle evoluzioni del mercato.
È quindi evidente l’urgenza per ogni azienda, grande o piccola, di investire in formazione e innovazione tecnologica in questo biennio 2025-2026 di passaggio al nuovo sistema. Solo attraverso un costante aggiornamento e un impegno energico sarà possibile non solo mitigare questi rischi, ma anche trasformarli in opportunità per partecipare attivamente alla rivoluzione della transizione energetica.